Procida, Terra Murata con il palazzo d'Avalos |
Nel primo punto del nostro programma amministrativo che
abbiamo presentato agli elettori nel maggio del 2015 si parla di IDENTITA’ come risorsa
fondamentale del nostro futuro. Parlavamo esplicitamente di “Identità scevra
di provincialismo e aperta al mondo come nella nostra tradizione marinara.”
Come si può favorire la messa a fuoco di questa nostra
identità?
Prima di tutto renderci conto del grande patrimonio
culturale, storico e architettonico che
abbiamo ereditato per preservarlo e conservarlo, onde lasciarlo alle
generazioni future accresciuto anche del nostro contributo.
Le nostre architetture, i nostri giardini, la memoria della
nostra storia, la sua antica tradizione marinara devono essere al centro dell’interesse
dei cittadini, i quali devono sentirsi tutti impegnati a preservarli, curarli e
valorizzarli. E in questo penso sia fondamentale il rapporto del Istituzione Comune
con le Istituzioni Scolastiche.
Da parte nostra, sul
piano architettonico, ci siamo impegnati a far rispettare il Piano Colori,
anche perché ci eravamo resi conto che non tutti i cittadini avevano recepito l’importanza
di esso. Per cui oggi chi deve occupare suolo pubblico per una ristrutturazione
deve presentare al Comune anche la scheda colore che illustra l'intervento da eseguire.
Sappiamo tutti che l’architettura procidana è oggetto di
studio nel mondo accademico ed essa rende conoscibile Procida anche all’estero
e di questo dobbiamo essere orgogliosi. Ma sappiamo pure che dopo gli anni 60,
con il boom economico, si è creata una discontinuità tra nel modo di curare l’architettura
delle nostre case, sono invalse tecniche dirompenti che spesso mal si
conciliavano con la conservazione di quelle caratteristiche tipiche delle
nostre case, per cui si sono avuti veri e propri stravolgimenti sia nei colori,
sia nelle forme, sia negli infissi, senza voler parlare dell’abusivismo che ha
tolto molto verde all’isola anche lì dove il piano paesistico lo vietava.
Oggi è fondamentale riconoscere il patrimonio architettonico
come un bene comune da difendere, e qui penso sia necessario che le
associazioni, i gruppi di quartiere, entrino con più attenzione in questa realtà per difenderla da chi invece persegue strade individualistiche senza attenzione per il patrimonio collettivo.
Parlavamo di un’identità scevra dal provincialismo e aperta
al mondo. Ebbene su questo aspetto dobbiamo molto lavorare. Non possiamo accontentarci di sagre e di
campanilismi. Lo stesso discorso delle “grancie” diventa pericoloso se ci
rinchiude in quella tentazione di
piccole frammentazioni, completamente fuori della storia in un isola di soli
3,7 kmq.
L’evento del Venerdì santo, nonostante alcuni aspetti che andrebbero migliorati, è
un evento di portata nazionale ed internazionale, perché esso esprime l’unitarietà
dell’isola, su un tema come quello del dolore che tocca la sensibilità dell’uomo
di tutti i tempi. Di qui la sua continuità e il suo rinnovarsi di anno in anno.
Esso è certamente parte della nostra identità, scevra di
provincialismo e aperta al mondo
Dobbiamo superare la tentazione di guardare solo il piccolo
quartiere dove si affaccia la nostra casa, e sentirci insieme cittadini del
mondo, come lo sono stati i nostri avi, i quali, per questo atteggiamento di
apertura, hanno realizzate opere
durevoli ed utili. Non possiamo dimenticare il grande contributo che la
marineria di Procida ha dato alla marineria italiana, oppure la costituzione del Pio Monte dei Marinai, esempio di avanguardia
in campo di assistenza e tante altre opere nate dalla capacità di Procida di interfacciarsi,
senza svendersi, con istituzione esterne
all’isola, perché sapeva bene che l’isolamento
avrebbe significato impoverimento e morte sociale.
Per cui anche oggi occorre superare la tentazione che sempre
interviene in tempi di crisi, ed oggi è crisi nel paese soprattutto economica,
di rinchiuderci nel provincialismo delle nostre
piccole contrade e pensare in tal
modo di salvare la nostra identità.
Ricordiamo ancora che
quando la marineria a vela andò in crisi, i procidani, lungimiranti, aderirono ad un piano nazionale di
riconversione della Marineria a vela nella marineria a motore e pertanto furono
fra i primi in Italia a progettare la scuola Nautica onde preparare i nostri
giovani a dirigere le nuove navi a motore.
Quindi è necessario inserire sempre la nostra vita sociale,
economica e culturale in una visione
nazionale ed internazionale. E oggi, proprio perché viviamo una grossa
difficoltà a livello economico, occorre
più che mai definire ed affermare quella identità che sempre più renda Procida
fonte di interesse culturale, artistico, storico. La presentazione del libro del prof. Salvatore di Liello che avverrà nei prossimi giorni sarà un evento importante
che va proprio in questa direzione, anche perché ci aiuterà a capire sempre
meglio il valore della nostra architettura e della nostra storia e di quanti
scempi sono stati operati nel passato.
Non dimentichiamo che scrittori di fama internazionale hanno
visitato i nostri luoghi traendo ispirazione per le loro opere. I primi visitatori
all’inizio del novecento sono stati
cittadini eruropei, in prevalenza francesi, perché avevano conosciuto l’isola
nelle pagine di Lamartine. Negli anni 50 poi, la comparsa del romanzo “L’isola
di Arturo” della grande scrittrice Elsa Morante, un libro che ancora oggi è uno
dei più venduti nel mondo, e ha reso
Procida luogo mitico richiamando interessi
culturali ed artistici da ogni parte del mondo. Per questo abbiamo ritenuto
necessario fare ogni sforzo per celebrare degnamente il nome della Morante e il
suo legame con la nostra isola.
Oggi, poi, si apre lo
scenario nuovo sul futuro di Terra Murata e del palazzo d’Avalos, impresa più
che ardua, che si potrà realizzare solo
nel rapporto con istituzioni nazionali
ed internazionali. Ma dobbiamo tutti prendere coscienza che in quelle mura è
condensata la nostra storia, per cui
dobbiamo fare insieme ogni sforzo perché
quella storia torni a parlare ai nostri cuori e a quelli che sentiranno
di legarsi idealmente al futuro della nostra amata Procida.
E’ nella nostra
identità sapere che Procida è un bene
dell’umanità per cui è un dovere di ogni cittadino custodire questo bene,
curarlo, valorizzarlo, promuoverlo facendone un luogo in cui bellezza,
vivibilità e sviluppo possano incontrarsi per il benessere dei suoi cittadini e
di quanto vorranno visitarci
Sono convinto che se riusciamo ad accantonare ogni forma di
provincialismo deleterio, ogni miopia individualistica , se indirizzeremo le nostre forse per obiettivi
grandi, migliorerà anche la qualità della vita per noi procidani, apprezzeremo
le limitazioni del traffico sulle strade, favoriremo un trismo qualificato ma
soprattutto vivremo meglio tutti.
Il Sindaco Raimondo Ambrosino
Bellissime parole, speriamo bene.
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